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Castelvetrano, tra debiti e decreti ingiuntivi la «Lucentini» rischia la chiusura

Incerto il futuro dei 13 anziani ospiti e del personale che da novembre è senza paga

CASTELVETRANO. Rischia di chiudere i battenti la Casa di Riposo “Tommaso Lucentini” per debiti accumulati e procedure esecutive che bloccano gli stipendi. Una situazione difficile confermata anche dallo stesso presidente del Consiglio di amministrazione Tommaso Pisciotta. Sono tredici attualmente gli anziani che sono ricoverati nella casa ma presto potrebbero essere trasferiti in un altro posto se non si corre ai ripari per fronteggiare una situazione economica molto pesante. Gli stessi operatori quattro di ruolo (un cuoco, assistente sociale, infermeria, autista) e sei trimestralisti da mesi non prendono lo stipendi ed alcuni da anni. Quelli di ruolo aspettano lo stipendio dal novembre dello scorso anno. I trimestralisti, negli anni passati erano addirittura 12, in quanto vi erano molti più anziani e molti di loro, che attendono di essere pagati dal 2010 hanno iniziato le vertenze di lavoro, con la conseguenza che non appena arrivano dei mandati in banca, vengono bloccati a discapito degli ultimi assunti.
Il comune, che ha sempre contribuito nelle rette dei propri cittadini indigenti, si limita a pagare i decreti ingiuntivi e non altro. La stessa Miriam Giordano: ”capita di restare da sola tutta la notte a far fronte all’esigenza e all’emergenza dei ricoverati. Se qualcuno cade si è da soli e basta“. Luisa Indiano continua: “ci capita di cucinare e contemporaneamente di assistere gli anziani nei loro bisogni fisiologici”. Rosa Ferracane: ”siamo sul lastrico, gli ospiti rischiano di restare soli”. Mariella Musso: ”continuiamo a lavorare per gli anziani perché senza di noi rischiano di morire”.
Sulla esiguità del numero del personale risponde il segretario Alessandro Garziano: ”la pianta organica dipende dal numero dei ricoverati”.
Il presidente Rosario Pisciotta: ”abbiamo ereditato un debito per stipendi di 400.000 euro dalle passate gestioni di lavoratori trimestrali assunti e non pagati con l’aggravante che non venivano richiesti contributi alla Regione come prevede la legge 7 del 1982. Abbiamo - continua Rosario Pisciotta - tagliato tutti i rami secchi. Se il comune non ci viene incontro ci dimettiamo tutti. Due le soluzioni come prevede la legge o la fusione con un’altra Ipab, come prospettato al Comune o l’estinzione e tutto passa nelle mani compreso l’attivo, passivo e gli immobili al Comune”.  

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