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Piscina abusiva e lidi da smontare: tre denunce a Marsala

Controlli di Circomare per tutelare l’ambiente. Il caso della piscina in cemento a due passi dalla necropoli fenicia

MARSALA. Una piscina costruita in riva allo Stagnone e due stabilimenti balneari non ancora smontati nonostante sia scaduta da mesi la concessione stagionale: scattano tre comunicazioni di notizia di reato a cura della Capitaneria di porto di Marsala. Si tratta dell’esito dell’operazione di controllo e monitoraggio della costa messa in atto dagli uomini del Circomare di Marsala diretti dal tenente di vascello Raffaele Giardina.

Tra le mansioni della Guardia costiera una di rilevo riguarda lo stato delle coste e in particolare il rispetto delle leggi che ne disciplinano condizioni e gestione. Per questo, a conclusione della stagione estiva, è consueta la verifica sull’effettivo smontaggio dei lidi che detengono una concessione demaniale stagionale. Quest’ anno era consentito mantenere gli impianti fino al 30 ottobre, tuttavia non sono mancati i gestori che “se la sono presa comoda”. In particolare alcuni non hanno smontato del tutto gli stabilimenti. Nel dettaglio, in due sono stati segnalati all’autorità giudiziaria.

“Entrambi – riferisce il tenente Giardina – non avevano del tutto ottemperato a quanto previsto dalla legge che impone il completo sgombero dell’arenile”. Gli uomini del Circomare hanno rinvenuto sulla spiaggia del litorale sud due strutture ancora in parte presenti. Sono stati trovati conci in tufo, piattaforme e ancoraggi del piano di calpestio. Una delle due strutture stagionali segnalate presentava anche un pericolo per la pubblica incolumità, i militari hanno infatti individuato la presenza di un pozzetto non coperto né segnalato. Ora è stato rimosso il pericolo imminente. Entrambi i titolari del lidi non completamente smontati sono stati denunciati. Ma la verifica ha riguardato anche il litorale nord. Qui è stato denunciato il proprietario di un terreno sul quale sorge, indebitamente una piscina in cemento e muratura. A segnalare il problema, già lo scorso settembre, era stato l’avvocato Ignazio Caruso, presidente dell’associazione per la Storia Patria, che, tra le sue vocazioni, presenta la salvaguardia del territorio di rilevanza storico-culturale.

“Ebbene – ha riferito Caruso, che si è rivolto al Giornale di Sicilia – a pochi metri dalla necropoli fenicio-punica è stata costruita una piscina. L’edificazione risale ad almeno trent’anni fa, ma oggi la sua presenza in riva allo Stagnone ha reso quasi impossibile anche il passaggio a piedi”.
Per questo l’associazione ha scritto agli organi competenti, allo scopo di provvedere all’illecito. Sono stati gli uomini diretti da Raffaele Giardina a verificare se il proprietario fosse in possesso dell’autorizzazione rilasciata dall’assessorato regionale. Una volta accertata l’assenza della concessione è scattata la denuncia.

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