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Serraino Vulpitta, è protesta: stipendi e tredicesima in ritardo

La Cgil chiede un incontro in Prefettura per discutere e indice lo stato di agitazione di tutto il personale

TRAPANI. La Cgil funzione pubblica del capoluogo interviene, ancora una volta, sul ritardo del pagamento degli stipendi dei lavoratori a tempo indeterminato e determinato dell'Istituto geriatrico Opera Pia «Serraino Vulpitta». L’organizzazione sindacale, chiede un incontro in Prefettura per discutere del mancato e reiterato rispetto dei diritti dei lavoratori e indice lo stato di agitazione di tutto il personale. Agli undici lavoratori con contratto a tempo indeterminato non è, infatti, stato corrisposto lo stipendio di dicembre, la tredicesima e diverse competenze contrattuali. La situazione si fa ancora più insostenibile per i quaranta lavoratori precari senza stipendio dal luglio del 2011. «Preoccupazione per la grave condizione economica dell'Ipab e per l'eventuale chiusura dell'Istituto geriatrico che determinerebbe il licenziamento dei lavoratori», è stata espressa dal segretario provinciale della Funzione pubblica Nicola Del Serro che ha annunciato, nel caso in cui la vertenza non dovesse trovare soluzione, «eventuali iniziative di lotta a difesa del rispetto dei diritti contrattuali dei lavoratori e del mantenimento dei livelli occupazionali». A schierarsi dalla parte dei lavoratori, il presidente del Serraino Vulpitta, Antonio Sparaco. «Hanno perfettamente ragione - afferma - purtroppo, la politica regionale non è riuscita ad oggi né a destinare le sufficienti risorse finanziarie né ad armonizzare i servizi sanitari». «Anche i comuni che si avvalgono dei nostri servizi socio-sanitari - prosegue - sono impossibilitati a pagare le quote per le prestazioni. La situazione è davvero critica». «Occorre - conclude Antonio Sparaco - per salvare Il Vulpitta, e scongiurarne la chiusura, una seria programmazione finanziaria con l'aiuto degli Enti territoriali». Lo scorso mese di ottobre, il presidente del Vulpitta, aveva già lanciato l'allarme: «L'istituto ha un buco di circa due milioni di euro e, pertanto, rischia la chiusura, ossia la cessazione dell'attività socio-assistenziale per gli anziani».

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