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Estorsioni, chiesti 91 anni di carcere per la cosca di Alcamo

La richiesta del pm per sei imputati del processo nato dall’operazione antimafia “Dioscuri” sul giro di racket. L’inchiesta ha portato alla luce uno scontro tra i vertici della famiglia mafiosa

TRAPANI. Il pm della Dda di Palermo, Carlo Marzella ha chiesto complessivamente 91 anni di carcere per sei imputati del processo scaturito dall'operazione antimafia "Dioscuri", che ha permesso di far luce sul giro di racket delle estorsioni gestito dalla "famiglia" mafiosa di Alcamo.
Il pm ha sollecitato il Tribunale ad infliggere 22 anni di reclusione a Lorenzo Greco, 21 a Felice Vallone, 15 a Filippo Di Maria, 13 a Gaetano Scarpulla, 12 a Diego Melodia ed 8 a Stefano Regina. Chiesta, invece l'assoluzione per Antonino Pedone. L'inchiesta "Dioscuri" ha consentito di portare alla luce uno scontro ai vertici della cosca mafiosa alcamese, tra i fratelli Cola e Diego Melodia. Quest'ultimo, nel tentativo di scalzare il fratello, è accusato di aver stretto rapporti con gli "stiddari" locali, nonostante, tra il 1991 ed il 92, le due fazioni - da una parte i corleonesi e dall'altra gli emergenti - hanno dato vita ad una guerra di mafia che ha provocato oltre 50 morti.
Nel corso del dibattimento è emerso che un imprenditore alcamese del settore rifiuti, Vincenzo D'Angelo, ha subito in un paio di anni ben 5 intimidazioni con danneggiamenti alla sua azienda. Ciononostante, il pm lo ha definito un "personaggio ambiguo", in quanto, mentre da una parte avrebbe collaborato con le forze dell'ordine, dall'altra, ha cercato protezioni in seno all'organizzazione criminale Cosa Nostra. In aula, deponendo come teste, l'imprenditore, ha ricordato il pm, ha pure tentato di "sminuire la portata" delle pressioni e dei tentativi di estorsione nei suoi confronti, dimostrandosi "reticente".

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